Psicoterapia ad orientamento sistemico
“Un uomo non è solo un processo complesso in cui entrano ed escono aria, cibo informazioni, luce, parole, ecc., ma è un nodo di nodi in una rete di relazioni sociali, in una rete di processi chimici, in una rete di emozioni scambiate con i propri simili” Carlo Rovelli
La mia formazione psicoterapeutica di base è stata sistemica orientata alla ricerca di soluzioni, risorse, capacità.
In questo tipo di terapia è centrale individuare e utilizzare le risorse delle persone, identificando luoghi, tempi e condizioni in cui il problema non si manifesta, per poterle replicare e amplificare, proiettando così fin da subito l’aspettativa del paziente oltre la situazione problematica. Questa teoria rimane importante per me.
In seguito ho approfondito il modello sistemico-relazionale, che mette l’accento sulla centralità delle relazioni: nella vita (la relazione madre-bambino in primis, di coppia, tra genitori, in famiglia, ecc.,) come nella terapia.
La terapia familiare interviene attraverso varie tecniche di lavoro sulle famiglie, operando su 4 livelli principali di osservazione:
- la storia trigenerazionale della famiglia (nonni-genitori-figli);
- l’organizzazione relazionale e comunicativa attuale della famiglia;
- la funzione del sintomo del singolo individuo nell’equilibrio della famiglia;
- la fase del ciclo vitale della famiglia in cui si presenta il sintomo del singolo (ciclo vitale: rappresenta una tappa delle varie fasi evolutive attraversate da un sistema-famiglia; si parla, ad esempio,,della nascita du un figlio, dell’uscita da casa dei figli a seguito del matrimonio, del decesso di un genitore, etc. Questi eventi costringono il sistema a riorganizzarsi e quindi ad evolvere verso nuovi assetti relazionali.).
L’approccio sistemico può rivelarsi utile per le persone che ritengono avere delle difficoltà in specifici rapporti (di coppia, genitoriale, lavorativo, etc).
In particolare può rivelarsi utile al presentarsi di problematiche evolutive da parte dei bambini e/o degli adolescenti.
Teorie dell’attaccamento
Si dice che le persone ripropongano spesso situazioni vissute durante l’infanzia. Numerosi studi sembrano dimostrare questa teoria: i primi anni di vita sembrano costituire un’importantissima fase di sviluppo, nella quale il bambino apprende la fiducia, i modelli relazionali, il senso e il valore di sé e le abilità cognitive. In situazioni dove, sfortunatamente, la figura genitoriale sembra essere carente, fortunatamente, sia relazioni con figure positive durante l’infanzia (p. es. con un insegnante) che durante l’età adulta (p. es. con un partner amorevole o durante una psicoterapia con uno/a psicoterapeuta) danno la possibilità di correggere questi stili.
Le variabili sono:
Dei genitori presenti e amorevoli che hanno un bambino sano e tranquillo in un ambiente stabile e sicuro porteranno a dare una “base sicura” al bambino, che crescerà con un attaccamento sicuro: il bambino penserà quindi di sé ora e nel futuro “sono una persona capace e amabile, l’ambiente è accogliente”.
Secondo molti studi, la madre non deve essere perfetta, bensì deve rispondere in maniera adeguata circa il 70% del tempo. Winnicott parlava di “madre sufficientemente buona”.
Cosa succede però se il bambino nei primi anni vive abuso, trascuratezza, depressione o i genitori hanno altri problemi psichici, se il bambino mostra difficoltà temperamentali (piange molto da piccolo, è iperattivo, ecc.), è nato prematuramente o con problemi di salute e/o cresce in povertà, casa o comunità in cui si vive violenza e aggressività?
Il bambino svilupperà un attaccamento insicuro. Se il bambino verrà spinto troppo presto all’autonomia, egli penserà “devo essere autosufficiente, posso contare solo su di me” e quindi penserà “riceverò amore ed attenzione se non disturbo e se non creo problemi”.
Se la figura genitoriale invece risponde in maniera incoerente e imprevedibile o è molto ansiosa, il bambino penserà che “se mi mostro in estrema difficoltà ed esprimo le mie emozioni in maniera esasperata gli altri si occuperanno di me.”